Sunday, February 1, 2009

DIALOGO SPIRITUALE *

di Petrus Puspobinatmo, S.J. – Istituto di Spiritualità, PUG – Roma


Il contesto: perché dialogo spirituale?


Vengo dall’Indonesia, un paese della maggioranza musulmana. E lavorerò in Tailandia, un paese della maggioranza buddista. In Asia, dovunque andiamo troviamo la gente di diverse grandi tradizioni religiose: Islam (in Indonesia, Malesia), Cristianesimo (nelle Filippine), Buddismo (in Sri Lanka, Tailandia, Myanmar, Cambogia, Vietnam), Indù (in India), Confucianismo, Taoismo, e diverse credenze religiose indigene, ecc. Viviamo in mezzo a loro. Ed è il motivo per prendere sul serio l’incontro con loro, per considerare la ricchezza delle loro tradizioni spirituali e per dare testimonianza viva della nostra spiritualità. Resto appassionato dall’incontro con la tradizione buddista della scuola Theravada in Tailandia e la sua spiritualità. Devo aggiungere subito, però, una nota: quando parliamo di spiritualità in questo contesto dobbiamo capirla nel senso molto largo, cioè la vita interiore, ciò che sboccia dal cuore dell’uomo.

Sto lavorando sul tema del metodo di progresso spirituale, paragonando proprio nella spiritualità Ignaziana e nel Buddismo della scuola Theravada in Tailandia. E’ una grande distanza perché si tratta da un lato di una tradizione teistica e dall’altro lato di una tradizione non-teistica. E’ possibile paragonarle? Trovo una struttura, una ‘logica’, che rende paragonabili le due tradizioni. E se ci sono dei beni in queste tradizioni, certamente sono dall’unica Sorgente. Mi convince questa saggezza ignaziana: “…vedere come tutti i beni e i doni discendano dall’alto… e lo stesso la giustizia, la bontà, la pietà, la misericordia, ecc., proprio come i raggi discendono dal sole, le acque dalla fonte, ecc.” (Cf. Esercizi Spirituali [= EESS] 237).


Come il DEI aiuta nel mio campo di ricerca?


Nel DEI non troviamo una voce sul Buddismo. Ciononostante, diverse voci sonopertinenti al mio campo di ricerca: Zen y Ejercicios Espirituales, Sadhana, Hinduismo. Non solo presentano le caratteristiche di ognuna delle tradizioni orientali trattate, ma indicano chiaramente i punti nodali dove c’è la possibilità d’incontro o dialogo tra spiritualità ignaziana e le discipline spirituali orientali. Inoltre, c’indicano diversi aspetti della spiritualità ignaziana come una guida per un dialogo fruttuoso con queste tradizioni.

Nella voce Zen y Ejercicios Espirituales, il Padre Bernard Senécal, SJ indica un abisso che separa lo Zen e gli Esercizi Spirituali. La tradizione Zen (Cinese: Chan) ha una coerenza molto forte come frutto dell’incontro fruttuoso fra il Buddismo dall’India e il taoismo della Cina. La via negativa dello Zen può condurre un praticante alla negazione di ogni fondamento metafisico. Un cristiano deve sufficientemente radicato nella propria tradizione cristiana ed essere maturo spiritualmente per poter entrare nel dialogo fruttuoso con lo Zen senza perdere il proprio orizzonte.

La voce Hinduismo, ci mostra tanti punti d’incontro possibili fra gli Esercizi Spirituali e il cammino mistico nel Bhagavad Gita (= Gita), uno degli scritti canonici dell’Indù. Ci sono dei chiari paralleli fra i due cammini spirituali: ambedue si presentano come un cammino mistico verso Dio; invitano a vedere Dio attivo e presente in tutte le cose; coinvolgono in un combattimento spirituale contro la forza del male; e ambedue mettono in un cammino di discernimento. Ciononostante, si mostra anche una grande differenza fra gli EESS e Gita. Il Signore nel Gita è la manifestazione mistica o cosmica della presenza divina, mentre il Signore negli EESS è la incarnazione storica di Dio in Gesù Cristo. Il Signore del Gita non si preoccupa con la sorte dell’uomo, mentre negli EESS il Salvatore patisce con i peccati dell’uomo. Il frutto della spiritualità di Gita è un equanimità in mezzo alla lotta della vita, mentre il frutto degli EESS è coinvolgimento nella lotta per il regno di Dio.

La voce Sadhana, ci presenta lo sforzo dell’Istituto di Sadhana con la figura di Padre Anthony de Mello, SJ per un’integrazione della tradizione spirituale cristiana, fondamentalmente occidentale, con la tradizione spirituale dell’India. Il metodo Sadhana ha accolto gli influssi delle grandi figure come Gandhi, Ramdas, Krishnamurti e Achan Chah. Cerca di aiutare il praticante a vivere profondamente attraverso l’attenzione nella quotidianità e semplicità per entrare nel mistero della vita, dell’amore e della trascendenza. Attraverso un linguaggio spirituale non esplicitamente cristiano, tenta di offrire un aiuto spirituale anche oltre i limiti della fede cristiana.

Le voci di stampo psicologico: psicología y Ejercicios: Gestalt, Focusing, MPA (Meditación profunda y autoconocimiento) mi permettono di valutare diverse tradizioni orientali, soprattutto la meditazione buddista Theravada, e di vedere i loro valori salutari dal punto di vista psicologico. Ciò che è buono e sano psicologicamente, può essere un appoggio secondario o una tappa introduttiva per un metodo nettamente cristiano. La MPA cerca d’essere di aiuto spiritualmente anche, come Sadhana, per i non cristiani; anzi può anche essere un aiuto, di fatto spirituale, per un pubblico di orientamento agnostico.

Le voci Islam, Increencia, cultura (inculturación), e diálogo interreligioso mi offrono una gamma ancora più ampia per vedere come la spiritualità ignaziana può e deve entrare nell’incontro con qualsiasi tradizione spirituale. E’, infatti, un servizio d’amore incontrare e condividere il bene con diverse persone da diverse tradizioni spirituali.

Altrettanto, quelle voci tipiche della spiritualità ignaziana sono ancora più pertinenti al mio campo di ricerca. Per poter entrare nel fecondo incontro con diverse tradizioni spirituali, devo prima di tutto approfondire la mia spiritualità cristiana e, ancora più specificata, ignaziana e gesuita.


Cosa manca nel DEI?


Come ho segnalato all’inizio, non trovo nessuna voce sul Buddismo. Certo la parola Buddismo è menzionata in vari luoghi, in diverse voci (a.e.: Zen y Ejercicios Espirituales, Sadhana, Hinduismo, ecc.). Ma c’è una grande tradizione spirituale proprio del Buddismo, sia della scuola Theravada che della Mahayana, e per questo merita una proporzionale attenzione.

La meditazione è centrale nell’insegnamento della vita interiore o spiritualità buddista. Lo scopo della meditazione è per purificare la mente da ogni tipo di lordura o macchia. Solo con la mente pura, l’uomo può vivere nell’equanimità senza essere turbato dalle cose che lo circondano e raggiungere una vera libertà dal circolo di rinascita. Un Arahan è un ideale o un santo buddista che, anche mentre vive nel mondo, ha raggiunto la libertà da ogni lordura e dopo la sua morte non rinascerà per sempre.

Ci sono diversi aspetti che possono essere luoghi d’incontro e dialogo fra spiritualità ignaziana e spiritualità tipica buddista: la visione sul mondo e sull’uomo (antropologia), l’idea di salvezza, di progresso spirituale, di purificazione; comprensione sul ruolo della mente e centralità del cuore; il ruolo della disciplina ascetica, ecc.

Nel mio studio sul metodo di progresso spirituale, ho trovato dei temi precisi che possono arricchire vicendevolmente la spiritualità ignaziana e quella buddista. Paralleli a sono il processo di purificazione (1 Settimana), il cambiamento di regola di discernimento (quella di 1 Sett. a quella di 2 Sett.), il ruolo di accompagnatore (kalyâna-mitta), centralità della mente o cuore. Nella scuola Theravada, praticamente non si distingue fra cuore e mente; nella lingua Tailandese si usa una unica parola (chitchai: da chit=citta= mente e chai=cuore) per indicare ambedue mente e cuore. Nella meditazione buddista, si addestra la potenzialità della mente, una cultura che noi cristiani od occidentali non conosciamo molto. Altrettanto noi abbiamo un concetto di persona così chiara, che i buddisti con fatica tentano di formulare soprattutto quando si tratta dei rapporti sociali.


* Presentato nell'Atto accademico "Presentazione del Diccionario de Espiritualidad Ignaciana," ( http://www.ignaziana.org/3-2007_4.pdf) presso l'Istituto di Spiritualità, Università Gregoriana Roma, il 23 maggio 2007. Pubblicato nel: http://www.ignaziana.org/rivista.html Edizione numero 3, 2007 (http://www.ignaziana.org/3-2007.pdf).

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